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Infiammazione da cibo o intolleranza alimentare: individuarla per superarla.

Immagine del redattore: MedicLab- Dr. R. Di SantoMedicLab- Dr. R. Di Santo

L’infiammazione da cibo (così viene correttamente indicata, con un termine moderno, l’intolleranza alimentare) esprime una reazione più lenta delle allergie, determinata dall’intervento di cellule o anticorpi diversi dalle IgE, che insorge dopo ore o giorni di assunzione ripetuta della sostanza alimentare (o di contatto con un agente ambientale non necessariamente alimentare) verso la quale abbiamo una reattività: nell’organismo esistono infatti meccanismi di controllo dovuti all’immunità innata che nei confronti degli alimenti riescono spesso a evitare lo scatenamento della reazione. Questo meccanismo prevede dunque il superamento di un “livello di soglia”.


La sintomatologia correlata con l’infiammazione da cibo è molto varia e comprende disturbi gastrointestinali (meteorismo, eruttazioni, diarrea, nausea, gastrite, reflusso gastroesofageo, epigastralgia, colite, sindrome del colon irritabile, dispepsia, sensazione di pesantezza, dolori addominali, malassorbimento, malattie infiammatorie intestinali, appetito ridotto o aumentato, crampi), dell’apparato respiratorio (riniti, sinusiti, bronchiti, asma, tosse, difficoltà di respirazione, tendenza a ripetere forme infettive, faringite o laringite, raucedine, poliposi nasale e sinusale, russamento, ostruzione nasale, olfatto ridotto o aumentato), cutanei (eruzioni cutanee, eczema, orticaria, acne, dermatiti, prurito cutaneo, ritenzione idrica e linfedema, lesioni vasculitiche, eritema solare), del sistema nervoso (cefalea ed emicrania, astenia, difficoltà di concentrazione, torpore mentale, sonnolenza, vertigini, affaticamento, sbalzi d’umore, sindrome da stanchezza cronica, alcune forme di insonnia), dell’apparato genito-urinario (cistiti, vaginiti, infezioni, sterilità, dismenorrea, candidosi, cistiti abatteriche, ripetizione di queste patologie, enuresi, mestruazioni abbondanti o dolorose o irregolari, endometriosi), del sistema muscolare ed articolare (artrite reumatoide, mialgie, crampi, tendenza agli strappi, dolori articolari, artriti in genere, comprese quelle reattive e psoriasiche, spasmi, tremore, rigidità muscolare) e disturbi del metabolismo generale.


Tra gli altri sintomi possibili: edemi, gonfiore delle palpebre, del volto o delle gengive, congiuntiviti, infezioni ricorrenti, afte, difficoltà di deglutizione, ronzio auricolare, perdita di udito, aumentata sensibilità ai suoni, angina, palpitazioni, tachicardia, infiammazioni venose o arteriose, vasculiti, anemia, leucopenia, riduzione delle piastrine.

E’ da sottolineare che la presenza di una reazione avversa a un cibo non determina solo malattie, ma anche condizioni disturbate nel soggetto sano: se infatti parliamo di sovrappeso, di stanchezza cronica e di performance muscolare sportiva, ci riferiamo a condizioni non necessariamente patologiche, ma in cui il controllo dell’ipersensibilità alimentare può portare a sensibili e importanti miglioramenti.

In genere, comunque, in caso di disturbo con componente infiammatoria cronica di cui non è chiara l’origine si può sospettare una sottostante infiammazione da cibo. Tali informazioni, beninteso, non intendono indurre a trascurare il fondamentale parere del proprio medico curante su uno o più dei disturbi citati, quando assumano carattere di maggiore severità e di cronicità.

Recuperare la tolleranza alimentare e guarire le intolleranze può davvero migliorare significativamente la nostra vita.


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